Giovedì, 23 Febbraio 2023

L’Editoriale. Vinco il posto e poi lo lascio: guai per la PA

È stato detto e ridetto ma la situazione non cambia. In Italia, le aziende che hanno bisogno di personale spesso non riescono a trovarlo. Può sembrare incredibile eppure è così. Colpa dello scarso funzionamento del sistema che dovrebbe incrociare la domanda con l’offerta di lavoro, colpa dell’incomunicabilità tra scuola e mondo della produzione, colpa degli stipendi troppo bassi, colpa della qualità di posti con poche garanzie e pochissime tutele. Eccetera, eccetera.
Ma la novità di questi giorni è che, secondo un rapporto del Formez – il Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’amministrazione della PA – persino nei concorsi c’è una sorta di “sindrome del rifiuto”, nel senso che due candidati su dieci hanno rifiutato il posto dopo esserselo aggiudicato vincendo le selezioni. Anche in questo caso la meraviglia è più che giustificata se si tiene presente che fino a pochissimi anni fa entrare nello Stato significava assicurarsi un futuro senza problemi.

Invece, pare che non sia più così. Il Formez, infatti, ha accertato che la percentuale dei posti messi a concorso nel 2021 e rimasti scoperti è stata del 20%. Sono soprattutto i profili più qualificati a rimanere vacanti. Per esempio, gli architetti, gli ingegneri, i laureati Stem (matematica, tecnologia, scienze), gli specialisti del digitale, e così via, che si presentano ai nastri di partenza di un bando sono sempre di meno.
Un bel rompicapo per i vari dipartimenti della pubblica amministrazione che, tra l’altro, sono alle prese con i progetti finanziati dall’Europa che devono essere realizzati entro i tempi indicati. Pena la riduzione o il blocco degli assegni provenienti da Bruxelles. Però per andare avanti con il Pnrr, perché di questo si tratta, serve il personale preparato che i concorsi dovrebbe assicurare. E che continua a mancare.

Qui, e in misura ancora maggiore rispetto alle mansioni più abbordabili, c’è il richiamo degli altri Paesi e incidere sulle scelte. Se, per esempio, a parità di incarico, medici e infermieri guadagnano in Belgio e in Germania 3 volte di più e la carriera è più veloce, e quindi quei professionisti decidono di trasferirsi, si capisce bene come la nostra Sanità rischia di trovarsi in crescenti difficoltà.
Però, ha sottolineato la Confartigianato, a scarseggiare sono anche gli autisti di mezzi pesanti, gli operai edili, gli elettricisti, gli idraulici, i meccanici. E persino gli acconciatori. Allora, che fare? Occorre passare dagli annunci di riforma dell’accesso al mondo del lavoro alla riforma finalmente messa in campo, attraverso il confronto con tutte le parti sociali. Ma anche questo è stato detto e ridetto. Le parole, in definitiva, non costano nulla. Poi, però, la situazione resta quella che si è appena descritta, e che va avanti da troppo tempo.

Letto 236 volte Ultima modifica il Giovedì, 23 Febbraio 2023 14:45

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