Giovedì, 15 Settembre 2022

Le domande dei lettori, le risposte degli esperti. N. 11/2022

1) Che fine hanno fatto i grandi concorsi? Ora ripartono. 2) È vero: tra gennaio e maggio boom di assunzioni. 3) Sono in cassa integrazione ma l’assegno tarda: che cosa fare? 4) Circondati da troppi raggiri: come combatterli. 5) Mesi di mobbing in ufficio: però il datore di lavoro nega.

1) CHE FINE HANNO FATTO I GRANDI CONCORSI? ORA RIPARTONO

Che fine ha fatto la grande stagione dei concorsi di cui anche “Lavoro Facile” ha più volte parlato nei numeri scorsi? Se non ho capito male, in ballo ci sono migliaia di posti di lavoro.
Non vorrei che, anche in questo caso, si sia trattato di un altro capitolo della deprecabile politica degli annunci, cioè delle tante promesse che poi non vengono mantenute, contando sulla memoria corta delle persone…
Cinzia Masi - Per e-mail da Roma

Sì, è vero: di assunzioni nella pubblica amministrazione abbiamo dato spesso notizia sulla base delle informazioni provenienti da fonti qualificate di ministeri ed enti vari e delle ricerche avviate dalla “Gazzetta Ufficiale”. In questi ultimi mesi di concorsi ne sono usciti diversi e in molti casi le selezioni si sono già concluse.
Ma non c’è dubbio che, rispetto alle urgenze, si è proceduto senza quella velocità auspicata dagli stessi dicasteri e dai sindacati di categoria. Basti pensare che a luglio è stato calcolato che alle strutture dello Stato mancano più di 900.000 dipendenti.
Per fare qualche esempio, il ministero della Cultura in cinque anni ha perso il 30% del personale in servizio a causa delle uscite soprattutto per pensionamenti e quello della Difesa è sotto del 20%. Più o meno, lo stesso vale per le altre amministrazioni centrali, tranne che per la Presidenza del Consiglio e l’Agenzia delle Entrate dove le porte sono state aperte con maggiore frequenza e dove è stata appena avviata la ricerca di 900 operatori tecnici (vedi servizio in questo numero).
Inoltre, il ricambio a rilento ha fatto crescere l’età media, che oggi supera ampiamente i 50 anni con punte che arrivano fino a 56 anni.
Se poi si tiene conto che nei programmi inseriti nel Pnrr una parte decisiva è riservata proprio al recupero del funzionamento della PA in quanto determinante per la realizzazione dei progetti per i quali l’Unione Europea ci ha dato quasi 200 miliardi di euro, si capisce bene come il problema segnalato da Cinzia Masi sia di primaria importanza.
Ciò che si può aggiungere è che tra la fine di settembre e primi di ottobre, i concorsi dovrebbero ripartire alla grande. Così ci è stato assicurato da più parti. E forse può davvero essere la svolta tanto attesa.

2) È VERO: TRA GENNAIO E MAGGIO BOOM DI ASSUNZIONI

Se non ho capito male, non è vero che non si fanno più assunzioni. Anzi, pare che ce ne siano state un bel po’. È così oppure ho scambiato lucciole per lanterne? Certo che se fosse così, resterebbero da spiegare i tanti allarmi lanciati in questi mesi, con l’Italia del lavoro descritta sull’orlo del precipizio.
Corrado Bruni - Per e-mail da Roma

Tra gennaio e maggio di quest’anno le nuove assunzioni sono state 3.381.000 con un incremento del 37% rispetto allo stesso periodo del 2021. I contratti più numerosi sono stati quelli a tempo determinato (+62%) e quelli stagionali (+60%): Bene anche le altre tipologie come il tempo indeterminato (+40%) e l’apprendistato (+35%).
Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato sono state 306.000 (+71%) mentre 51.000 (+12%) sono stati i contratti di apprendistato confermati.
Niente male. Certo, il raffronto con il 2021 non può non tenere presente il fatto che un anno fa si era nel pieno della pandemia e che molte imprese avevano ridotto il personale o avevano sospeso l’attività.
Successivamente l’economia ha ripreso a tirare e i dati appena indicati ribadiscono lo slancio che ha caratterizzato il nostro Paese.
Adesso, però, quel periodo recentissimo sembra appartenere ad un’altra era. Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (nella notte tra il 23 e il 24 febbraio) e il braccio di ferro che si è aperto tra Mosca e gran parte dell’Occidente, c’è da rifare tutti i conti. Tra l’altro, l’aumento vertiginoso del prezzo del gas ha fortemente rallentato i ritmi di crescita tanto che si prevede un autunno pieno di difficoltà.

3) SONO IN CASSA INTEGRAZIONE MA L’ASSEGNO TARDA: CHE FARE?

Insieme ad altri colleghi sono stato posto in cassa integrazione: l’azienda è in difficoltà e ha deciso di fare ricorso alle norme legate all’emergenza Covid-19. Poi – così ci è stato detto – tutto dovrebbe tornare nella normalità.
È passato un po’ di tempo e ancora non ho ricevuto l’assegno. L’ufficio del personale assicura che tutte le procedure sono state effettuate regolarmente. Fatto sta che il ritardo del versamento comincia a crearmi serie difficoltà…
Gianni F. - Per e-mail da Latina

L’Inps avverte che i trattamenti di cassa integrazione (ordinaria e in deroga), di assegno ordinario dei Fondi di solidarietà e del Fondo di integrazione salariale previsti per fronteggiare la pandemia sono erogati su domanda del datore di lavoro o degli intermediari delegati.
Per consentire agli interessati di controllare lo stato della pratica, dall’arrivo della richiesta fino al pagamento, è a disposizione una nuova sezione “integrazioni salariali” che si attiva cliccando qui. Qui si può verificare: la tipologia della prestazione, il protocollo della domanda presentata dal datore di lavoro, la data di ricezione, l’esito, lo stato e la data del pagamento.

4) CIRCONDATI DA TROPPI I RAGGIRI: COME COMBATTERLI

C'entra poco con il lavoro ma la mia domanda c'entra molto con i diritti dei cittadini che non di rado vengono messi a dura prova. Per esempio, quando ti fanno firmare contratti che contengono clausole sfavorevoli o ti ritrovi abbonato a qualcosa senza saperne nulla, magari solo per avere parlato al telefono con un interlocutore sconosciuto.
Sono sistemi che non si possono più tollerare. Eppure continuano ad essere in tanti coloro che inciampano in episodi di questo tipo. Come ci si può difendere?
Rita Simone - Per e-mail da Roma

I raggiri, purtroppo, sono all'ordine del giorno. E, secondo i dati pubblicati da polizia e carabinieri, sono soprattutto i più anziani le vittime preferite. Ma ci sono sistemi più sofisticati che tirano in ballo contratti poco chiari e promesse che poi non corrispondono ai fatti. In questi casi, dietro ci sono strutture con tanto di nome e cognome nei confronti delle quali è possibile agire anche in sede legale.
Qui siamo nel campo dei diritti dei consumatori dove negli ultimi anni, specie su impulso dell'ordinamento comunitario, sono stati fatti dei notevoli passi in avanti con l'obbligo – rivolto a imprese e professionisti – di rispettare gli strumenti fissati a tutela e garanzia dei cittadini. In quest'ambito rientra anche la disciplina delle norme cosiddette vessatorie, cioè quelle condizioni particolarmente sfavorevoli presenti nei modelli contrattuali predisposti dalle aziende (articoli 33-37 del Codice del Consumo).
Il Codice, infatti, stabilisce la "vessatorietà" nel momento in cui quelle clausole "determinano a carico del consumatore in significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto". In sostanza, quella scrittura deve considerarsi nulla nonostante sia stata frutto di reale trattativa, in quanto oggettivamente o effettivamente dannosa per il consumatore.
Detto questo, la raccomandazione è di stare sempre con gli occhi bene aperti e di denunciare subito le eventuali irregolarità. In questo senso ci si può rivolgere anche alle associazioni dei consumatori.

5) MESI DI MOBBING IN UFFICIO PERÒ IL DATORE DI LAVORO NEGA

Dopo alcuni mesi d’inferno trascorsi in ufficio, ho deciso di aprire una vertenza per mobbing. Ne ho parlato direttamente anche con il responsabile della società presso la quale lavoro il quale, cadendo dalle nuvole, mi ha detto: “Qui siete in molti e non posso sapere vita, morte e miracoli di ciascuno”. Quindi ha aggiunto che, comunque, avrebbe chiamato il capo del mio reparto per capire meglio la situazione.
L’incontro c’è stato ma non è successo niente. Il mio caso è finito anche sul tavolo del nostro rappresentante sindacale che ha invitato chi di dovere (cioè il responsabile dell’azienda, il quale – quindi – mi ha mentito quando ha detto di non sapere) ad intervenire.
Ho l’impressione che ci si voglia trincerare dietro a “quell’io non sapevo” per evitare grane. Questo mi sta facendo venire dei dubbi: non è che con questi presupposti la mia vertenza si può considerare già persa?
M. S. - Per telefono da Frosinone

È vero che le vicende di mobbing, per lunghi anni, non hanno avuto vita facile nelle aule dei tribunali. Il fenomeno era controverso, non ancora scientificamente e ampiamente conosciuto e il lavoratore difficilmente riusciva a farsi riconoscere i diritti violati.
Ma le cose nel frattempo sono cambiate, tant’è che la Cassazione ha fatto chiarezza proprio su alcune questioni controverse, in particolare sul ruolo/funzione del datore di lavoro.
I giudici hanno infatti stabilito che ha “natura contrattuale la responsabilità del datore di lavoro per inadempimento dell’obbligo di sicurezza” che gli impone – appunto – l’adozione di misure di sicurezza e prevenzione che, secondo la particolarità dell’impiego, l’esperienza e la tecnica, “sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.
Il datore di lavoro è altresì “responsabile dei danni subiti dal proprio dipendente… anche quando ometta di controllare e vigilare che di tali misure sia stato fatto effettivamente uso”. Unica eccezione, allorché “il comportamento del dipendente presenti i caratteri dell’abnormità e dell’assoluta imprevedibilità”.
Alla luce di tutto questo, le preoccupazioni di M. S. sembrano quindi infondate.

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