I turisti sono tornati come (quasi) ai bei tempi quando il Covid era ancora sconosciuto e nessuno poteva immaginare che l’Ucraina sarebbe stata invasa dalla Russia. Certo, le varianti Omicron sono sempre in mezzo a noi e la prudenza non è mai troppa, ma basta girare per le strade di Roma, Firenze, Napoli e Venezia – per citare le città di maggiore richiamo – per rendersi conto che l’Italia ha ripreso ad essere una delle mete preferite da chi ha voglia di vacanza e di bellezze storiche e artistiche.
Ciò significa che l’industria dell’accoglienza, vale a dire alberghi, ristoranti e quant’altro, si è rimessa a tirare tanto che molte strutture sono sold out fino a settembre e anche i mesi successivi non dovrebbero deludere.
Per questo l’hotellerie è in fermento. Sia sul versante immediato delle offerte di lavoro – che sono tante, come si può leggere nell’articolo che pubblichiamo nelle pagine che seguono – sia su quello imprenditoriale, che è poi il veicolo principale attraverso il quale si crea e passa l’occupazione.
Per esempio, è stato scritto che gli investitori esteri del settore stanno puntando decisamente sul nostro Paese: lo scorso anno un’ottantina di alberghi hanno cambiato proprietà nella convinzione degli acquirenti che l’Italia è stata e tornerà ad essere in cima alla classifica dei soggiorni e delle prenotazioni.
È vero che sono i proprietari italiani a vendere, a volte chiudendo gestioni familiari di lunga tradizione, ma ormai la concorrenza internazionale si batte sul versante della qualità e di servizi impeccabili. Il che costa, e non poco. È stato calcolato che per una ristrutturazione ci vogliano tra i 10 e 50 milioni di euro che solo società di livello mondiale possono mettere in campo.
Qui il discorso ci porterebbe lontano perché bisognerebbe rispondere a chi chiede: “Ma allora è l’Italia che è in vendita?”. Bella domanda. Intanto, prendiamo per buono il fatto che il mercato si è risvegliato e che non pochi sono riusciti a rimettersi in tasca una busta paga. Però non così tanti come pure ci sarebbe bisogno: il personale qualificato non si trova dietro l’angolo e ci sono situazioni in cui il rispetto delle regole e dei contratti continua a restare ambigue.
Ma oltre all’industria dell’accoglienza ce ne sono altre che sono alla ricerca di figure professionali. Date un’occhiata alle offerte di Eni e Enel, a quelle che provengono dalla Pubblica amministrazione e a quelle delle piccole e medie imprese, per capire come, nonostante i problemi che abbiamo di fronte, il sistema-Italia non ha smesso di macinare qualche buona notizia.
Ce ne vorrebbero molte di più e ci vorrebbe più stabilità negli indirizzi strategici e nella politica. L’autunno non sarà facile e chi ha in mano il timone dovrà avere le idee ben chiare. Se il turismo si è rimesso in sesto, c’è però ancora molto da aggiustare.